Ogni lavoro esige i suoi strumenti. In quello scientifico umanistico i dizionari, manuali ed enciclopedie stanno sempre in prima fila d’utilità, come il punto di riferimento e somma di informazioni fondamentali. Per le materie legate all’Oriente cristiano, con tutta la sua grande storia, teologia, liturgia e soprattutto il patrimonio letterario non meno ricco di quello greco e latino, strumenti come dizionari sono particolarmente preziosi, anche perché il loro numero è sempre limitato. Quando poi sono frutto del lavoro di una sola persona, allora giustamente suscitano rispetto e gratitudine.
L’opera presente è traduzione in lingua ceca dell’omonimo dizionario polacco (cf. M. Starowieyski, Słownik wczesnochrześcijańskiego piśmiennictwa Wschodu. Literatury arabska, armeńska, etiopska, gruzińska, koptyjska, syryjska, Warszawa: IW PAX, 1999) che però in quest’occasione è stato profondamente riveduto, arricchito e aggiornato. L’Autore è professore emerito di patrologia e di letteratura classica presso diversi atenei in Polonia (Pont. Facolt. Teol.; Univ. di Varsavia) e a Roma (Inst. Augustinianum; PIO), conoscitore e divulgatore noto dell’antichità cristiana, specialista della letteratura apocrifa e monastica, già autore di un dizionario patristico polacco (Poznań 1971) e di diverse voci in quello pubblicato dall’Augustinianum. Il Dizionario orientale completa in qualche modo il suo lavoro scientifico e patristico, accompagnato dal fascino della letteratura orientale e dal rispetto profondo verso quella tradizione ecclesiastica, che sussiste ancora oggi visibilmente nella vita dell’Oriente, malgrado tante difficoltà. Lo scopo del presente Dizionario è chiaro: la tradizione cristiana non si racchiude nella letteratura patristica greca e latina. Per conoscerla intera e vera bisogna andare oltre, ai grandi personaggi dell’Oriente e ai libri pervenutici in lingue orientali: araba, armena, copta, etiopica, georgiana e siriaca, che contengono scritti originali e traduzioni di documenti spesso perduti nell’originale. Ignorando il patrimonio orientale alteriamo, infatti, la storia e lo sviluppo della Chiesa del primo millennio.
La struttura del libro è trasparente. Dopo la duplice introduzione (all’edizione ceca e a quella polacca, più ampia, in cui l’Autore descrive il fenomeno complesso della letteratura cristiana orientale e presenta le fonti utilizzati nel suo lavoro; cf. pp. 9ss e 21ss) e una tavola delle abbreviazioni (pp. 11ss), segue la parte principale del Dizionario. Le singole voci sono espresse in modo fisso. Il nome proprio di persona è riportato nella forma ceca alla quale segue la trascrizione scientifica, anche con le varianti, accompagnata spesso dalla forma latina; ogni tanto è riportato il significato del nome, per esempio, per Iba di Edessa: “Híbá, biskup Edessy (Hībhā, Hibas, Ihīdhā, Ibas)” (p. 134), o per Pacomio, il cui nome in copto significa “aquila” con l’articolo determinativo maschile singolare : “Pachómios (Pahóm) [A(c)hóm – ‘orel’, ‘sokol’, s členem Pachóm]” (p. 235). Poi viene una nota storico-biografica, che riguarda specialmente il patrimonio letterario di ogni personaggio. Per autori più importanti, come Efrem il Siro, i testi singoli sono raggruppati secondo il loro carattere (dogmatico, esegetico, liturgico, ascetico, inni, etc.). Le singole opere, per quanto è possibile, sono indicate con il numero della CPG e poi riferite anche con altri strumenti di base. La bibliografia propone edizioni nuove dei testi, secondo le versioni orientali, insieme con le traduzioni moderne; segue poi la sezione di studi dedicati all’autore e ai suoi scritti, organizzata in modo cronologico crescente. Una novità importante del Dizionario del prof. Starowieyski, in paragone ad altri strumenti attuali, consiste nel fatto che sono riportati non soltanto testi pubblicati nelle lingue più diffuse, ma anche edizioni, traduzioni e studi nelle lingue slave, troppo spesso trascurati e ignorati. Una parte speciale della bibliografia riporta in lingua ceca indicazioni bibliografiche.
Oltre le voci relative ad argomenti singoli, ci sono anche quelle a carattere generale o dedicate alle letterature particolari: araba (pp. 54-58); armena (pp. 59-66); etiopica (pp. 102-108); georgiana (pp. 118-129); copta (pp. 182-191) — quest’ultima scritta dal prof. W. Myszor, che è anche l’autore delle importanti voci riguardanti gli scritti e le tradizioni gnostiche: manichee, pp. 200-203; di Nag Hammadi, pp. 215-229, e altre —; letteratura siriaca (pp. 276-290).
Dopo la parte principale del dizionario sono collocate le tavole cronologicosinottiche di vari ambienti culturali dell’Oriente cristiano dal secondo fino al tredicesimo secolo (pp. 317-325); poi ci sono elenchi di vescovi e patriarchi di Alessandria, di Antiochia, di Persia e di Armenia (pp. 327-341); tavole cronologiche per le chiese di Georgia (pp. 342s) e di Etiopia (pp. 343s). Un altro elenco topografico (pp. 345-364, preparato da M. Řoutil) contiene nomi di centri importanti della vita ecclesiastica dell’antichità; anche toponimi, specialmente al crocevia delle culture e delle lingue, sono riportati nelle diverse forme linguistiche, per es. la città di Adiabene, oltre che nella trascrizione del nome siriaco, è presentata con il suo nome greco, arabo e armeno, dopo di che si trovano le informazioni storiche essenziali. Nella parte interiore della copertina abbiamo due mappe: di Siria e Mesopotamia nel VII e nel VIII secolo, di tutto il Medio Oriente e di Asia centrale attorno all’anno 1000, con localizzazione delle città e delle sedi vescovili principali.
Si dà pure il commento redazionale riguardante le regole della trascrizione dalle lingue orientali con i caratteri latini.
Il Dizionario contiene illustrazioni di manoscritti miniati (cf. pp. 82, 130, 148, 198, 214, 248, 262, 306) riprodotti in bianco-nero, dando almeno l’idea del libro antico orientale. Separatamente si trovano anche esempi di scrittura.
La scelta degli autori e dei libri presentati è sempre arbitraria, ciò che alla fine può lasciare insoddisfatti; però è anche chiaro che in un libro solo non si può scrivere tutto. Nessun libro è perfetto, qualche errore si trova anche nell’opera presente; mi permetto di indicarne alcuni: p. 34: Stanisław Kur è professore emerito della Pontificia Facoltà Teologica di Varsavia, non di Breslavia, come indicato; p. 90: il nome dell’orientalista polacco è J. Woźniak, invece di Woźnak; pp. 49s: nella voce dedicata a S. Antonio è stata omessa l’edizione critica del testo greco della sua Vita a cura di Bartelink in SC 400 (Paris 1994), manca pure un accenno all’edizione della recensione siriaca di R. Draguet (CSCO 417-418, Louvain 1980); p. 51: il libro di S. Rubenson sulle lettere di Antonio è stato ripubblicato a Minneapolis nel 1995; p. 103: il testo dato come modello non è amahrico come indicato, ma in etiopico classico o gə‘əz; ibid.: una trascrizione più corretta del nome di Frumentius, l’apostolo di Etiopia, sarebbe Fərem[ə]naṭos o Ferēm[e]nāṭos, cf. Encyclopaedia Aethiopica 4, 484; ibid.: la Topographia christiana di Cosmas Indicopleustes si legge nell’edizione critica di W. Wolska Conus in SC 148, 159 e 197 (Paris 1968, 1970, 1973), che sostituisce quella della PG; p. 106: il titolo dell’articolo è “Żywot Adama i Ewy według synaksariów etiopskich” invece di “etiopských”; p. 143: il titolo del libro è L’asceticon copte de l’abbé Isaïe invece di Isad’e; p. 182: il titolo coretto dell’articolo di R.-G. Coquin è “Saint Constantin, évêque d’Asyūṭ”; p. 183: “Histoire des littératures” invece di “litératures”. Mi domando se è giusto scrivere i nomi degli autori classici indicando le vocali lunghe con accenti acuti, per es. Sózomenos, Theodórétos (p. 103), forse è una regola della lingua ceca? ma allora perché Ktésifon invece Ktésifón (gr. Κτησιφῶν, pp. 77, 206, 362)? La trascrizione dei nomi siriaci mostra anche altre incoerenze, però quest’argomento divide gli orientalisti da sempre.
Il Dizionario del prof. M. Starowieyski sarà senz’altro uno strumento molto utile e indispensabile per tutti gli studiosi e gli studenti delle letterature antiche orientali che conoscono la lingua ceca; altri possono sfruttare almeno la bibliografia. Ma questo potrebbe diventare anche una lettura molto interessante per quanti desiderano conoscere meglio l’Oriente cristiano nelle sue ricchezze inesauribili.
R. Zarzeczny, S.J., in: Orientalia Christiana Periodica, vol. 79, fas. I, Roma 2013, s. 272‒274.